Gli angoli dimenticati dei borghi più belli d’Italia, delle isole incontaminate del nostro mediterraneo, i mestieri tramontati continuano a rivivere, ormai da decenni, attraverso le opere di Enzo Di Franco, il poeta dei luoghi e delle cose incantate. L'anima delle città, quella che si vive solo avendo un cuore per amare, è presentata a tinte forti nei quadri inconfondibili in cui l'artista ripone sentimento e passione e che si introiettano e ammirano per contribuire a ripristinare talvolta riedificare i luoghi travolti, deturpati, mortificati irrimediabilmente dal boom economico o trasfigurati nel grigiore dell'impersonalità a causa di un'identità lasciata sfuggire con il procedere del tempo.

Sì, quel grigiore, quella nebbia, che inesorabilmente cancella tutto e che il maestro Enzo Di Franco ripropone, con forza e coraggio, tormento e tenerezza poetica, affidando il tutto a colori e luci che giocano e volteggiano tra ieri e oggi, tra cuore e anima, passando, dai meandri delle circonvoluzioni intellegibili d’un artista che cerca la platonica idea di bello e il gusto più sincero da affidare all’umanità.

L'utilizzo dei colori vivaci di Enzo Di Franco è capace di attribuire, sapientemente, vigoria alle atmosfere di una volta: le tonnare (splendide), le vecchie taverne, le ninfee silenziose, le corti dei palazzi, le piazze e i cortei medioevali, con gli sbandieratori, gli affollati mercati nelle piazze, i borghi incantati degli appennini, la pesca dei tonni, le isole e le spiagge lungo le coste frastagliate della splendida Italia, i paesaggi che non vogliono soccombere al peso ingombrante d’un mondo sofferente, mortificato e avvilito. Ricordi, quelli che ripropone con una inconsueta maestria Enzo Di Franco, quasi sbiaditi con morbide nostalgie che affascinano e coinvolgono. I dipinti di Enzo Di Franco sono il prodotto di perseveranti ricerche tramite le quali dipinge quelle rare testimonianze che fanno del poeta del pennello l’ultimo testimone d’un arte prestata alla storia per impedire che essa venga assorbita definitivamente in un turbinio d’oblio. Lui però, il grande maestro alcamese, una intera vita dedicata all’arte, ci unisce l’estro e la fantasia. Verseggia con le sue pennellate e rima con i suoi chiaro oscuri, le ombre e i luccichii.

L'ultimo vate. Quello che non vuole consegnare queste magnifiche e particolarissime fotografie pittoriche all’omissione concupiscente dell’anima. Gli impulsi emotivi che ieri Ignazio Buttitta, in Sicilia, esprimeva attraverso le poesie vernacolari, e che Carlo Gubitosa tramanda con la sua satira graffiante, oggi Enzo Di Franco li ripresenta usando tavolozza e pennelli. Usando il cuore e la mente, più che altro usando la forza delle sue mani, dei suoi occhi, della sua ostinatezza culturale.

È lui che deve tenere viva e pulsante la memoria culturale nella fenditura delle tradizioni siciliane, come d’altra parte fecero altrettanto fermamente e in maniera originale altri pittori con stile similmente autentico. Capitombola su di lui un patrimonio rilevante, che non può andare disperso. C’è il desiderio di non disperdere nulla, di non lasciare nulla al caso, di non privare la tradizione artistica siciliana e italiana di questa grande missione. Così nel suo atelier si affastellano, nel disordine poetico d’un artista originale ed unico, in pareti splendide che ripercorrono la storia poliedrica di un artista originale, i dipinti che raccontano una città ed un mondo “che non c'è più”. Enzo Di Franco è fedele esegeta di quei canti pieni di ricordi che parlano ai cuori di quanti hanno ancora occhi per sognare e per vivere nell’unicità dell’arte vera.

Microcosmi di vita. Le sue sono costruzioni fedeli di territori e di ambienti: la vitalità dei mercati nelle piazze; i palazzi; la pescheria, i banconi; le chiese, i luoghi sacri dell'intensa religiosità popolare; le numerose sagre; il mare e la sua irripetibile vita con i sacrifici, i volti rugati e sofferenti, le tradizionali pesche, il tonno come indelebile traccia d’una vita marinara che è quasi scomparsa un po’ ovunque in Sicilia. E, in una pittura vivificata dalle gradazioni forti come quella di Enzo Di Franco, non potevano non esserci i posti semplici ricchi di grande umanità, incrocio di novità e di pettegolezzo: le strade.

Guardando i suoi quadri è come avere la sensazione unica di immergersi in una beatitudine emozionale in cui si avverte l’attività delle cose e della persone e in cui si diffondono, ovunque, l’odore delle triglie fritte che si mescolano con quello inconfondibile del ragù di carne. Il mare e la terra; i monti e le campagne; i fiumi e i laghi; i barcaioli di Favignana. Nelle sue opere c’è il pittore che ha l’ambizione di voler risollevare una realtà un po' troppo incupita dai misfatti d’una classe dirigente incapace di dar lustro ad un’isola crogiolo di civiltà.

di Antonio Fundarò