Un pezzo di Sicilia nella medievale e rinascimentale Sansepolcro. Le tele di Enzo di Franco, forti ed espressive, propongono in questo lembo di Toscana, il magnifico ripetersi della pesca dei tonni, languida e mai consunta cerimonia che reca in sè il profumo dell'antico e del leggendario. La sensuale atmosfera di quella terra d'iniziazione pervade la rarefatta ed austera sala biturgense, testimonianza quest'ultima di un'immensa tradizione di civiltà. Terre lontanissime quelle di Sicilia e di Toscana, ma per un attimo accomunate dalla sacralità della tradizione, di quella vera, capace di parlare ai cuori di chi non si è ancora rassegnato alla prepotenza del superfluo e del banale. Le torsioni dei marinai come dura metafora della vita che, amara e ingannevole, ci avvolge nel giuoco di specchi dell'illusione e che soltanto la Bellezza riesce a nobilitare.

La luce intensa che permea queste tele cariche di umanità assume la dimensione del simbolo della presenza divina in tutte le cose. Ma l'artista, che vuol parlare al cuore degli uomini, conosce il valore medianico del suo linguaggio che dilata in forme così poco consuete da indurci a pensare al suo prossimo volo, il superamento della figura.

Sensuali, dicevo prima, tele cariche di dirompente erotismo voglio aggiungere, anche quando non è presente la figura umana; è questo il mistero di quella terra lontana che vede l'amore, e quindi la vita, e la morte in una sublime sintesi che lo spirito dell'artista nella fugace e magica ispirazione rende coscienti.

di Alessandro Borghi