Da dove nasce la pittura di Enzo Di Franco?

I colori di un bel quadro hanno sempre esercitato su di me un fascino particolare, delle emozioni che è difficile descrivere, risponde il pittore durante una conversazione svoltasi in tempi successivi ad Alcamo e Milano. Avevo undici anni quando cominciai ad usare, senza alcuna guida, i colori ad olio: da allora l'esigenza di dipingere è stata sempre forte in me: la pittura fa parte della mia vita, mi stimola continuamente.

Cosa, di un suo dipinto, mette meglio a fuoco la sua personalità artistica?

La luce penso sia l'elemento predominante nei miei dipinti, e non è un fatto voluto, ma spontaneo, istintivo. Conseguenza del fatto che gli oggetti illuminati dalla luce solare assumono un aspetto più bello, colorato, più brillante e luminoso, più completo insomma, ed è più esaltante per me dipingerli con i colori che più sento.

Come nascono i suoi quadri?

Sono un attento osservatore del mondo che mi circonda, dell'ambiente in cui vivo quotidianamente; e sono per me innumerevoli gli stimoli e le situazioni che mi ispirano; non ho bisogno di pensare troppo a ciò che devo dipingere, ho solo spesso voglia di dipingere.

Quali messaggi è possibile leggervi?

Non necessariamente penso che un quadro debba dare dei messaggi, piuttosto delle emozioni, anche se un tema che ho preferito affrontare con la mia pittura si è rivolto all'architettura e agli ambienti poveri e contadini del mio paese che ora sono stati quasi completamente cancellati. Volevo dire a chi di competenza di conservare almeno un antico quartiere, o un angolo, o una casa della mia città per tramandarli ai nostri figli, ai Visitors dei nostri luoghi, come succede in diversi comuni d'Italia dove la gente è stata più sensibile ed attenta. Questi miei quadri saranno sicuramente un documento storico della città.

I suoi colori esprimono anche stati d'animo?

Quando dipingo sono sempre sereno e mi estraneo dal mondo esterno , ho un rapporto diretto, direi quasi fisico con il colore, mi piace spremerlo dal tubetto, impastarlo, manipolarlo, vederlo brillare sulla tela.

Un breve profilo dell'uomo e dell'artista Enzo Di Franco.

Ritengo di essere un uomo che ama la vita e la natura dalla quale rimango affascinato nei suoi molteplici aspetti; ho rispetto del prossimo e dell'ambiente; sono fondamentali per me gli affetti familiari, l'amicizia. Dell'artista preferisco siano gli altri a parlare.

Qualcosa che non le piace di sè e del suo fare arte?

Ritengo di avere ancora molto da imparare, come uomo e come pittore. Di ciò mi rendo conto ogni giorni. Vorrei trovare più tempo per dipingere e scoprire, cercare ed esprimere tutto quello che sento dentro, a volte in maniera prepotente. E' importante, penso, credere in quello che si fa per poter progredire.

E cosa le piace?

La modestia, anche se non sempre riesco a dimostrarla nella maniera più appropriata.

Una valutazione critica della sua pittura?

E' questa una domanda alla quale preferisco non rispondere; posso dire che mi piace osservare il lavoro degli altri pittori; un confronto sereno mi dà sempre stimoli e mi aiuta a migliorare.

Qualche suo padre spirituale?

Gli Impressionisti hanno sempre esercitato su di me un fascino particolare; spesso anche io dipingo en plen air ma è giusto tenere in considerazione anche gli artisti meno conosciuti che pure mi hanno stimolato e dato delle emozioni. Mi piace molto Guttuso. Qualcuno mi ha fatto notare che la mia pittura si può rifare a quella di Guttuso; in tutta sincerità credo forse la tematica di alcuni miei quadri, essendo anche io siciliano, ma quando dipingo penso veramente di essere me stesso.

Nella presentazione della sua mostra di Basilea si parla di lei come geologo, insegnante di matematica, pittore: come riesce a conciliare ruoli tanto diversi?

Questi interessi, apparentemente diversi, cono collegati fra loro da un comune denominatore: l'amore per la natura, il gusto di osservarla, studiarla, rappresentarla.

Una laurea in geologia cosa può dare ad un pittore?

La geologia è per me una materia affascinante che mi consente di essere a contatto con la natura; di stare in campagna o in montagna per fare un rilevamento archeologico e cercare per esempio la vita passata del nostro pianeta, che si racchiude nelle rocce o nella morfologia e idrografia del terreno. Dove tutto può sembrare arido e senza vita si racchiude la vita passata. Quindi anche la geologia mi offre spesso degli spunti e mi suggerisce idee per dipingere.

E l'essere insegnante?

Per quanto riguarda l'insegnamento, posso dire che ho un rapporto bellissimo con i miei alunni, con i quali riesco sempre a trovare degli spunti per parlare anche di scultura, architettura, pittura. E senza trascurare i programmi ministeriali, considerato che un educatore moderno deve sapere e potere esprimersi e spaziare un pò in tutti i campi, se vuole impegnarsi in un insegnamento dinamico, finalmente diverso da quello tradizionale.

Che significa essere pittore oggi?

Non sento molto di impegnarmi con lavori che si prefiggano obiettivi sociali, politici, etc...per me dipingere significa essere sinceri con se stessi e con gli altri.

La cosa a cui tiene di più, escludendo gli affetti familiari?

Un mondo più giusto, una natura più rispettata e protetta.

Il riconoscimento più gratificante per lei?

Le espressioni spontanee di meraviglia e di ammirazione che soprattutto i giovani hanno spesso dinanzi ai miei quadri.

Che significano per il pittore Di Franco quindici anni vissuti in una metropoli come Milano?

Milano mi ha dato gli stimoli e l'opportunità di impegnarmi nell'arte, di conoscere gli artisti contemporanei, di propormi per la prima volta ad un pubblico più vasto ed attento, di confrontarmi spesso con gli altri, di continuare a dipingere.

Perchè il suo ritorno in Sicilia?

Un ritorno sofferto, nel senso che ho lasciato con dispiacere Milano che mi ha dato molto, ma nella mia terra di Sicilia ho ritrovato tutti quei valori che a Milano mi mancavano: la luce, il calore, la natura, gli affetti, l'amicizia, gli stimoli veri insomma.

Gli elementi che arricchiscono i suoi dipinti richiamano alcuni apsetti della realtà siciliana: un'esigenza vera o un più banale rifarsi a precedenti modelli pittorici?

Gli aspetti della realtà siciliana, anzi il volere esprimerli, sono per me una insopprimibile esigenza. Sono il motore della mia pittura. Spesso mi guardo attorno e dipingo, ma spesso anche viaggiando sul filo della memoria, ritorno nella campagna dove ho trascorso buona parte della mia fanciullezza, povera e contadina, ma felice, e mi ritrovo prepotentemente davanti agli occhi la froza espressiva dell'ulivo, il gigantesco carrubo, il fico d'India con i sui frutti variopinti, il rumore del carretto, la gente umile e sincera.

Cosa della sua mostra di Basilea pensa abbia colpito di più l'immaginazione della gente?

Il fascino del mondo mediterraneo, dei suoi paesaggi, della sua luce, dei suoi colori forti, delle sue atmosfere.

In genere, che impressione cerca di suscitare in chi osserva i suoi dipinti?

E' sufficiente per me che un mio dipinto riesca a dare delle emozioni a chi lo guarda.

E in lei che impressione suscitano i suoi lavori?

Una profonda gratificazione. E non potrebbe essere altrimenti, dato che per me il dipingere è già di per sè un'esigenza interiore davvere carica di emozioni.

Dal Giornale di Sicilia di martedì 24 Settembre 1991