Linee ondulate, frementi; macchie vivide, frammentate, mobili, pronte a scomporsi e immediatamente a ricomporsi; onde vorticose, ora simili a nitidi incastri di pietra lucente.

In questi dipinti ogni cosa è colta nel suo fuggevole scorrere, ogni elemento è fissato nel suo provvisorio manifestarsi.

Mai la barca rimane barca e la collina collina, si che l'occhio abbia tempo di saziarsi e di divenire indifferente al significato del colore. Qui, all'opposto, ogni incontro col quadro è diverso, varia la luce, varia lo stato d'animo, varia la capacità di penetrazione nella maniera pittorica.

Molti, tra gli artisti più sensibili, hanno parlato dell'emozione come dell'essenza profonda della pittura, una forza che le dà origine e che da sola ne giustifica l'esistenza. Dicono, in altre parole, che un'opera è viva se riceve e trasmette emozioni, altrimenti essa non rimane che un più o meno pregevole manufatto.

Ebbene, nella lunghissima catena di quadri che percorre le mura di questa antica sala non ve ne è uno solo, che in tutta la superficie o in talune parti di essa, non sia coperto da pennellate freschissime e festose, emananti forti vibrazioni di luce e di gioia, in un solare colloquio con coloro che si soffermano ad osservarle con attenzione.

Forse un giorno la scienza arriverà a spiegarci su quali onde corre un simile linguaggio, e se l'occhio fu sin dal principio così mirabilmente predisposto e pronto a commuoversi dal colore; chissà? Forse perchè potesse scorgere, quando ancora uomo e materia erano ancora sostanza indifferenziata, il primo germoglio del senso di identità e di stupore.

di Ines Azzara